Presso un distributore di benzina, Mohamed gestisce con una socia rumena il "Bar 71". E' venuto dalla Tunisia 25 anni fa. Racconta la sua vita, i suoi tanti lavori, gli anni alla Buitoni conclusi infelicemente con la perdita del posto e la lunga protesta delle 71 famiglie rimaste senza un futuro.
La sua patria è divisa fra Tunisia e Italia. Mentre parla, indica con un largo sorriso fuori dal locale le bandiere che sventolano nell'aria grigia del pomeriggio.
Ruken è una giovane curda, in Italia dal 2000 come rifugiata politica. La sua è una storia molto dura che racconta con la tranquillità di chi è convinto e consapevole delle proprie scelte.
L'assenza di libertà è uno dei tratti salienti del suo racconto, fin dall'infanzia, quando era costretta a vivere due lingue e due culture diverse, una clandestina, al chiuso delle mura domestiche, per non perdere le tradizioni del popolo curdo.
La sua esistenza di oggi è felice, ha un luogo in cui vive bene, un compagno con il quale divide la casa e l'amore per il piccolo Zerdesht.
Claudio Fabian è argentino, fuggito dalla sua terra in piena crisi economica, mentre faceva il poliziotto e ha deciso, con alcuni compagni, di insubordinarsi agli ordini del governo. Dopo una separazione di sei mesi, la moglie e il figlio lo hanno raggiunto in Italia. Qui Claudio coltiva la passione per i cavalli e fa l'istruttore in una palestra dove insegna una particolare tecnica di difesa.
La sua famiglia in Italia è cresciuta e il sogno per il futuro dei suoi figli è che siano giusti.
Nel piccolo negozio di Via Aggiunti che vende kebab, Faruk è il padrone della scena. Con la sua faccia sorridente sotto il berretto rosso, mette i clienti a proprio agio.Ci racconta della sua terra lontana, il Pakistan, teatro di guerra, dal quale è partito senza un lavoro.
Un'increspatura di tristezza vela il suo sorriso quando racconta dei suoi figli e di sua moglie che sono rimasti in Pakistan. Li va a trovare una volta l'anno e ogni volta è come se di anni ne fossero passati dieci.
Malik viene dal Pakistan. Ha aperto a Sansepolcro un punto telefonico e internet frequentato da immigrati, che ha tariffe convenienti per chiamate internazionali. Sopra il banco che accoglie i clienti, quattro grandi orologi a cristalli liquidi segnano lo scorrere del tempo di paesi lontani: Equador, Tunisia, Romania, Marocco.
Quanti intrecci di conversazioni, in lingue diverse tra famiglie divise, saranno transitate in quel luogo piccolo e denso di storie di passaggio.
martedì 2 febbraio 2010 Loubna ci aspetta nella sede della Protezione Civile del Trebbio, a Sansepolcro, dove fa volontariato. Ci accompagna a casa sua. Le pareti, da lei dipinte, sono verdi e arancioni, gli stessi colori del suo divano. Ci racconta la sua vita, la separazione dalla sua terra, la sua doppia migrazione dal Marocco a Milano e da Milano alla Valtiberina...
Poi ci fa salire a casa di sua sorella Fatima che ha preparato per noi squisiti dolci, frutta secca e molto the, servito da Loubna con una tecnica sapiente, che ci incanta.
Il progetto "Voci migranti" nasce nell'ambito del corso di formazione organizzato nel 2009 da Uncem, Cesvot con la Comunità Montana Valtiberina Toscana. Le quattro associazioni Gruppo Volontari Sansepolcro di Protezione Civile, No-Mad, Metamultimedia e Archivio Diaristico hanno realizzato un progetto che valorizza i racconti personali dei migranti che vivono in Valtiberina, attraverso il linguaggio del teatro, dell'intervista e del documentario. Il progetto è finanziato dalla Regione Toscana.